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NOVELLA XLII


La Rosina per il Mare (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)


C'era una volta un poer'omo che dalla su' moglie aveva avute du' bambine, e come 'gli è uso per le campagne queste bambine lui ugni giorno le mandava a scola per imparar la treccia e le divozioni da una ragazza un po' trapassata; attempatotta via! Ma questa ragazza, che nimo l'aveva volsuta, l'aschero per la voglia del marito se la mangiava ugni sempre, epperò, aveva il core cattivo e cercava di metter su le bambine contro la su' mamma per astio. Dice: - Bambine! Vi vole bene la mamma? - Sì, che ci vole bene, - gli arrisposano. E lei: - Ma come ve n'accorgete? Che vi dà qualcosa, de' regali? - Sì, ugni tanto la mamma ci dà i fichi-secchi del cassone, - dissan le bambine. - Poere bambine!... - scramò la maestra. - Se vo' fossi mia, i' ve gli dare' ugni dì i fichi-secchi, e po' vi pettinerei, vi compererei de' be' vestitini, una pezzolina di seta da collo e tante cose da esser contente. Domandò allora la Rosina, la più piccola delle bambine: - Oh! come si fa? Dice la maestra: - Fa' accosì. Quando la mamma va al cassone per i fichi-secchi, te serrala dientro, e doppo vederai che ti tocca tutto quel ch'i' ho detto. La bambina innocente di queste malizie, una volta che la su' mamma andette al cassone a cercare i fichi-secchi per darglieli e tieneva il capo giù 'n fondo, gli buttò addosso il coperchio, che gli sbattiede in sul nodo del collo, sicché quella poera donna rimane morta stecchita; e siccome nel listesso tempo lei era ruzzolata dientro la cassa, la Rosina lesta