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lò: [345] - Orlandino! E Orlandino: - Chene? Domanda l'Orco: - Quando ci torni? E Orlandino: - Un giorno dell'anno, ma nun so quando, - e se ne va. Eccoti che Orlandino presenta anco l'anello al Re su' padrone; ma i servitori nun si sapevano dar pace che Orlandino fusse rinuscito pure 'n questa 'ntrapresa, e giurorno di nun lo far ben avere insin che l'Orco nun l'aveva mangiato, e però diedano a intendere al Re, che Orlandino fidandosi alla su' bravura voleva ora portar via all'Orco il pappagallo che parlava; sicché il Re, insenza tanti discorsi, gli disse che ritornass'a casa dell'Orco addirittura, perché lui bramava possedere anco il pappagallo. Orlandino prutestò che questo nun era vero, piagnette, ma fu tutto inutile, e gli conviense rimettersi a quel ristio. Per su' sorte, Orlandino si riscontrò con il medesimo Vecchino. Dice: - Che ha' tu? Siemo alle solite? Nun ti sgomentare, ch'i' t'insegno il modo di rubbarlo il pappagallo. Compera della pasta reale e dagliela a quell'uccello, e vederai che subbito lui viene con teco. Dunque Orlandino fece accosì, e doppo comperata la pasta reale, come quell'altre volte si niscose 'n casa dell'Orco, e quando sentette che tutti gli erano a letto addormiti, andiede in verso il pappagallo per pigliarlo; ma il pappagallo cominciò a sbatter l'alie e a bociare: - Padrone, corrite, Orlandino mi porta via, padrone, corrite. Dice Orlandino: - Sta' zitto, babbaleo, che se vieni con meco ti campo sempre a pasta reale; - e in quel mentre gliene diede una manata, e il pappagallo abbonito si lassò menare dal Re. L'Orco però a male brighe sveglio se n'accorgette del rubbamento e corse alla finestra, e urlò: - Orlandino! E Orlandino: - Chene? - Quando ci torni? - domanda l'Orco. E quell'altro: - Un giorno dell'anno, ma nun so quando, - e se ne va. Se il Re fu allegro in nel vedere il pappagallo parlante, i servitori si mangiavano 'l core, e volsano perfidiare nell'apporre a Orlandino un'altra vantazione. Dissano al Re, che lui protendeva di rubbare all'Orco il cavallo, un cavallo fiero e che l'Orco soltanto poteva toccarlo dientro la stalla. Dunque, nun ci fu versi di smontarlo il Re dall'idea che Orlandino avess'a menargli vivo il cavallo dell'Orco; sicché daccapo [346] bi