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fusse [339] cascato. Il giovanotto, per paura che nascessi qualche altro scangeo se il ferro nun si ritrovava, corse a cercarlo, e in nel frucare per le macchiole e per i botri, a un tratto gli manca il terreno sotto a' piedi, e giù! 'nsino al fondo d'una buca, che a svoltar gli occhi per l'insù si durava fatica a scoprire un brindello di cielo; e in quel mentre che lui si sforzava di rampicarsi, abbeneché un po' sfracasciato e sbalordito, alle roccie per rivienire all'aperto, deccoti gli apparirno un Mago smisurato che steva 'n guardia del sotterraneo, e un branco di Fate giovani, una più bella dell'altra. Loro insenza tanti discorsi presano il Principe e lo menorno con seco a un palazzo maraviglioso, e con grande amore e grazia gli feciano de' medicamenti, gli diedano da ristorarsi e gli assegnorno una cammera e un letto, addove ugni notte una Fata gli tieneva compagnia. Il giorno lo passava il Principe framezzo a divertimenti e spassi, e finì che della figliola del Re se n'era quasimente smenticato. In ugni mo' anco il bene stare viene a noia, e il Principe cominciò a dire: - I' bramere' cognoscere che n'è successo de' mi' fratelli, del mi' babbo e della sposa. La Capoccia però delle Fate lo sconsigliava sempre da quelle voglie: - Bada! nun andartene. Qui nun ti manca nulla, dell'allegrìa e de' godimenti tu n'ha' a dovizia; e se te arritorni da' tu' fratelli, te risti di capitar male o d'avere almanco di gran dispiaceri. Ma il Principe ostinato nel su' pensieri tanto pregò la Capoccia, che lei per accontentarlo gli permettiede di sortire, e prima gli disse: - In sulla sposa nun ci contar più, perché lei è tocca al tu' fratello maggiore, e il babbo della Principessa morì, sicché ora in nel Regno comanda il medesimo tu' fratello. Anco il Re tu' padre a quest'ora 'gli è bell'e morto da un pezzo. I' t'avvertisco daccapo; nun partire, resta qui. Te sofferirai de' patimenti dal tu' fratello, che è geloso di te e t'astia a morte. Ma nun ci fu versi di smoverlo, e il Principe volse andare a rivedere il fratello maggiore e la cognata. Quando il fratello maggiore rivedde quel più piccino, scrama tra sorpreso e stizzoso: - Addove t'eri ficco, che da tanti mesi nun s'è ma' sentuto parlar di te? Tutti gli han creduto che te fussi morto seppellito in quella buca. Dice il più piccino: - E' i' ero vivo 'nvece, e vo' nun m'ate nemmanco [340] ricerco.