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NOVELLA III


  • Il Mortaio d'oro

(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)


Un contadino 'gli aveva una vignarella e ci badava dimolto, perché 'gli era la su' sola ricchezza. Un giorno, zappa zappa, dà col ferro in un coso duro; lui si china giù e vede che ha zappato un bel mortaio. Piglia dunque con le mane questo mortaio e principia a stropicciarlo, sicché, doppo che lui l'ebbe pulito per bene dalla terra, s'accorge che era un mortaio tutto d'oro e tutto pieno di ficure; una maraviglia. Dice il contadino: - Questo lo vo' portare al Re. Chi sa che bel regalo che lui mi farà in nel vedere questo mortaio! Intanto va a casa, indove l'aspettava la su' figliola, di nome Caterina, e gli mette sotto gli occhi il mortaio: - Guarda, Caterina, quel ch'i' ho trovo in nella vigna. Nun ti par egli una rarità? I' lo vo' regalare al nostro Re. Dice la Caterina: - 'Gli è bello, sì, nun si pole dire di no. Ma se vo' lo portate al Re, sapete voi quel che lui dirà? Dirà che nun è perfetto; che ci manca qualche cosa. - Oh! che ci manch'egli dunque, buacciola? - berciò il contadino. Arrisponde la Caterina: - Il Re dirà:

Il mortaio è grande e bello! Villanaccio, dov'è il pestello?

Scrama il contadino a quella 'nserenata: - Va' via, allocca! Vol egli dire a codesto mo' il Re! Che ti credi che lui sia scemo come sie' te? Insenza sentir altro il contadino piglia il mortaio in braccio e corre al palazzo del Re; e dapprima le guardie nun lo [