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mo', poero grullo! Un giorno dunque che Gianni era fora, viense a passare di sotto alle finestre del su' palazzo un rivendugliolo di quegli che comprano cenci e rottami d'ugni sorta. In nel sentirlo urlare per la strada, la camberiera della Principessa andiede a trovarla e gli domandò, se lei voleva dar via quel che c'era di vecchio per la casa. Dice la Principessa: - Sì, sbrattiamo della robba inutile il palazzo. Si messano tutt'addua a rinfrustare tutti gli armadi e i cassettoni, sicché trovorno anco la lampana d'ottone, e, concredendo che non fusse bona a nulla, la vendiedan per pochi soldi a quel merciaiolo ambulante. Quando però si viense alla fine del mese, che Gianni doveva fare i soliti pagamenti, cerca di qua, cerca di là, la lampana nun la trovò più addove lui la tieneva, e tutto isbigottito corse dalla moglie a sentire, se lei quella lampana l'avessi ma' vista. Dice la Principessa: - Sì, i' la vendiedi per ottone vecchio a un merciaiolo ambulante. Scrama a quella nova Gianni picchiandosi i pugni nel capo: - Oh! me sciaurato! No' siem fritti! Quella lampana era tutta la mi' rendita, perché era una lampana incantata. Allora la Principessa, che tutto capì esser successo per via d'incanti, scambio di racconsolarlo Gianni, lo mandò subbito fora del palazzo e lui riviense poero pigionacolo come prima.

E finisce accosì la mi' novella: Se vo' sapete, ditela più bella.