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anco pigliere' tutta quanta la mi' robba, tutta, tutta, tutta. - 'Gnamo, via! - disse Testa di Bufala. - Dunque ti perdono. Va' a ricerca il tu' pettine. La sposa non aspettò il comando per du' volte, e lesta andiede al cassettone per cercare il su' pettine, e a male brighe che l'ebbe trovo, deccoti gli sparisce la brutta testa e gli riviene la su' propria, ma anco a doppio più bella e splendente di prima. Che! saltava e urlava dall'allegrezza, che pareva una matta. Corse da Testa di Bufala, l'abbracciò, la baciò, gli fece mille carezze e ringraziamenti, e doppo se n'andette, chiuse per bene la lapida e arritornò al palazzo. Lei nun n'ebbe bisogno di sarte, di modiste, di parrucchini, né di tignersi e imbrigliarsi come quell'altre; la bellezza l'aveva di suo anco 'gnuda. La domenica dunque c'era tutta la Corte raunata nella sala reale e la Regina 'gli era accanto al Re, tutt'addua sieduti su per aria in nel trono; e deccoti viengono innanzi le tre donne, ma coperte con un velo fitto da capo a' piè. S'avanza la prima camberiera e il Principe gli alza il velo; dice: - Che! èn' tutti cenci. S'avanza la seconda camberiera e il Principe gli alza il velo anco a lei; dice: - Che! gli èn' tutti nastri e tigniture. Ma quando vedde la su' sposa, rimanette di stucco; scrama: - Deccola la mi' moglie! Deccola come quando i' la trovai dientro la buca e più bella che nun era allora. Cara madre, la scelta i' l'ho fatta; la mi' sposa è quella che m'incanta con la su' bellezza e le su' bone grazie. La prendette per la mano e la mettiede a siedete accanto a sé in sul trono, e tutta la Corte l'acclamò come Regina; e da quel giorno la sposa e il figliolo del Re se ne stiedan trionfenti e camporno felici e contentoni come Pasque.