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NOVELLA XXXVII
Testa di Bufala (Raccontata dalla Luisa redora Ginanni)
Un contadino nel campo s'arrovellava a zappare una terra di molto soda, quando a un tratto diede col ferro su qualcosa di duro, sicché cominciò a scalzare adagino da' lati e gli viense fora una Testa di Bufala, ma grossa spropositata, con le su' corna, il pelo e gli occhi luccichenti; in somma la pareva propio viva. Il contadino, in nel vedere quella bruttura, fece per randolargli una zappata a bono; ma la Testa gli disse: - Férmati, nun m'ammazzare, ch'i' sarò la fortuna d'una delle tu' figliole. Mettimi là da parte. Il contadino e' rimanette in nel sentirla parlare a quel mo' la Testa, e si dubitò di qualche incantesimo. La prese dunque, la mettiede là da parte e poi la ricoperse con la su' giubba, perché nun fusse veduta accosì alla prima. Doppo un po' deccoti che viene la bambina maggiore del contadino a portargli da culizione una bella cofaccia. Dice il su' babbo: - Guarda che c'è egli sotto alla mi' giubba. La bambina ubbidì e con le mane 'gli alzò la giubba, ma vista a male brighe quella Testa sì mettiede a strillare: - Oh! che brutto mostro! - e via! scappa di corsa a casa tutta 'mpaurita. La mamma concredendo che fusse successo qualche scangeo al su' marito, disse alla mezzana: - Va' te dal babbo e senti se ha bisogno di nulla; - e anco a lei il contadino gli comandò che guardassi sotto alla su' giubba. Ma la mezzana fece come la maggiore, e fuggì come 'l vento bociando a più nun posso: - Oh! che brutto grugnaccio! Allora la mamma volse che andassi la piccina in sul campo, perché lei era più [310]