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297] sona mezzodì, sona il tocco, sonan le due, nun si vedeva nimo a ammannire la mensa, e tutti quasimente si struggevano dalla fame. - Ma che sia un celia? - dicevano infra di loro quelle persone, e il padrone in un canto se la rideva, perché lui sapeva che la scatola miracolosa poteva in un momento apparecchiare da Re. Quando gli parse il tempo, il padrone sbatté le nocche delle dita in sul coperchio della scatola; ma in scambio della solita voce: "Comandi!" sbucorno fora du' ominacci con un bastone per uno che cominciorno a menar giù a refe nero; chi si sbatacchiava di qui, chi si sbatacchiava di là, le signore con le gambe all'eria, tutti macoli e pesti, e urli che pareva il giorno del giudizio; il padrone n'ebbe più di tutti e il fracascìo delle botte nun ismesse insin che a lui nun gli viense in capo di riserrare la scatola con una manata. Figuratevi, se doppo quella gente 'gli era più morta che viva! E' l'ebbano il bel desinare! e al padrone gli toccò anco di be' rimbrontoli e maladizioni; sicché lui che capì subbito d'addove gli vieniva il malanno, corse infurito alla casa di Giorgio per far le su' vendette. Sì! 'gli era più lì Giorgio a aspettarlo! Gli conviense tienersi le busse e la vergogna, e ripentirsi troppo tardi del su' mal operato.