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295] Il fattore, in nel vedere Giorgio e la su' famiglia a quel modo rinsignoriti, nun sapeva in dove sbatter la testa per cognoscere il ricavo di tante ma' ricchezze; li desinari, li cene, li mobili lussuosi, li vestuari puliti d'ugni sorta. Dice: - Com'è egli ita, Giorgio, questa faccenda? Arrisponde lui: - Eh! ho trovo il tesoro. Ora i' me ne 'nfistio di lavorare, e che vo' mi diate il campamento nun me ne importa più nulla. Dice il fattore: - Ma si pole vedere questo tesoro che tu ha' trovo? - Sicuro, che si pole vedere! - scramò Giorgio. - Deccolo qui dientro in questa scatola. Basta ch'i' chieda e i' son servito di tutto punto. - Tu sie' matto! - disse il fattore. - Te mi vo' dare a intendere delle buscherate. Dice Giorgio: - Che! i' nun son matto: matto siete voi che nun credete nemmanco a' vostr'occhi. Ma i' v'invito voi e il padrone per domani a vienire a desinare da me; vo' resterete contenti, nun vi dubitate. Anco il padrone 'gli era incuriosito di questa novità, e però assiem con il fattore andette il giorno doppo a casa del su' contadino per istarci a desinare: ma all'ora solita che si mangia nun si vedeva nulla ammannito; in cucina spento il foco, la tavola insenza tovaglia e insenz'apparecchio, di pietanze e di vino nemmanco l'ombra; sicché il padrone cominciava a bufonchiare che il contadino avessi volsuto canzonarlo; il contadino però a grugno tosto nun se n'addeva, e quando gli parse picchiò le nocche delle dita sul coperchio della su' scatola e subbito la voce disse: - Comandi! - e apparirno i du' omoni. Scrama il padrone: - Ohé! Giorgio, che te ha' messo su servitori? Nun s'ha da andar tanto per le lunghe; Giorgio gli diede al padrone e al fattore un desinare isbalorditoio, che se non creporno dal troppo mangiare e bere, vole dire che propio loro aveano il buzzo lastico. Quando furno al caffè, che nun bastò per levargli i fumi del vino, dice il padrone: - Vedi, Giorgio: questa scatola me la poteresti regalare o almanco vendere. Mi farebbe comido. Del bene te sai quanto i' te n'ho fatto ne' tempi passi e quanto i' te n'ho volsuto; e però sarebbe giusto che te mi ricompensassi con questa scatola. E poi te nun ci perdi niente; te la po' sempre addoperare a tu' piacimento, e 'n casa mia sarà più meglio custodita. Giorgio dapprima stiede forte in sul no, ma tra fattore e padrone lo 'mbrogliorno tanto,