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dallo stento. Dice il padrone: - Nun mi garba il vostro operato. Badate di ricercarlo il mi' Giorgio, e a' su' figlioli dategli da mangiare. Giorgio infrattanto in nel girandolare per quelle campagne 'gli era arrivo a una villa; picchia e domanda la limosina d'un po' di pane, e viense la signora del posto che gli domandò dell'essere suo. Giorgio, insenza vergogna, gli arraccontò chi era e che della voglia di lavorare lui nun n'aveva punta, ma gli sarebbe garbata dimolto la vita del signore. Dice la signora: - Tu mi vai a genio, guarda! e sono intenzionata d'aitarti. Sali su con meco e ti farò un bel regalo, e se te avrà' giudizio, per fare il signore a tu' piacimento nun ti mancherà propio nulla. Giorgio credeva che la signora volessi regalargli un sacchetto di monete, ma lei in scambio gli diede una bella scatola serrata, e gli disse: - Tieni: quando ti bisogna qualunque cosa, batti con le nocca delle dita sul coperchio di questa scatola e lei si aprirà, e te sentirai una voce che dice: "Comandi!" e appariranno du' omini pronti a servirti. Chiedigli a loro tutto, perché loro ti porteranno tutto quello che vòi. La scatola Giorgio la pigliò, ma gli parse una burla, e con quella sotto il braccio riviense a casa sua, addove i su' figlioli gli corsano incontro urlando: - Babbo, s'ha fame, s'ha fame! Dateci qualcosa da mangiare. Dice Giorgio: - Aspettate un po'. Una signora m'ha dato un arnese, e deccolo qui, che 'gli è propio bono per contentarci d'ugni cosa. Lassatemelo provare. Mette dunque la scatola in sul tavolino e ci picchia sopra con le nocche delle dita, e subbito si sente una voce: - Comandi! - e sguiscian fora du' omoni, ma grandi spropositati, che parevano du' servitori. Dice Giorgio, doppo che si fu rimettuto dalla prima paura: - I' comando che ammannite un bel desinare. In un mumento la tavola viense apparecchiata; vino, pan di panetto, pietanze d'ugni sorta, frutta e pasticci, ce n'era d'avanzo: insomma, una tavola da Re. Giorgio e i su' figlioli nun mangiorno, che! diluviorno; dientro il corpo nun gli ci rientrava più nulla; e doppo le frutta, beverno anco il caffè col su' rumme miscolato. Con questa vita, lo credo! diventorno tutti 'n pochi giorni grassi e tondi come tanti maiali, e allora sì che stavano 'n panciolle a far l'arte di Michelazzo! [