Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/265



NOVELLA XXVIII


  • Fanta-Ghirò, persona bella

(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)


A' tempi antichi vivette un Re, che de' figlioli maschi nun n'aveva punti, ma soltanto tre belle ragazze che si chiamavano accosì: la prima Calorina, la mezzana Assuntina e l'ultima Fanta-Ghirò, persona bella, perché lei 'gli era la più bella di tutt'a tre. Questo Re pativa d'un certo male, che nissuno 'gli era rinuscito a guarirlo, sicché, poer'omo, lui passava le su' giornate in nella cambera, addove ci tieneva tre siede, una celeste, una nera e una rossa; e le su' figliole, quand'andevan da lui la mattina, guardavan sempre su che sieda s'era messo il padre: se su quella celeste, voleva dire allegria; su quella nera, morte; su quella rossa, guerra. Un giorno le ragazze rientrano dientro in cambera e ti veggono il Re che siedeva in sulla sieda rossa. Dice la maggiore: - Signor padre, oh! che gli è intravvienuto? - I' ho ricevuto - arrisponde lui - una lettera del Re al confino, e lui mi dichiara la guerra. Ma io, a questo modo ammalato, nun so addove sbacchiare il capo, perché da me nun posso andare al comando dell'esercito. Bisognerà dunque ch'i' trovi un bon generale. Dice la maggiore: - Se lei me lo permette, il generale sarò io. Vedrà ch'i' son capace a comandare i soldati. - Che! nun sono affari di donne, - scramò il Re. - Oh! la mi provi, - dice la maggiore. - Sì, farò a tu' modo, - arrispose il Re; - ma con questo, che se per istrada te rammenti cose da donne, subbito 'ndreto a casa. Quando si furno accordati, il Re chiama il su' fido servitore e gli comanda di montare a [