Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
po' di tempo, decco che si sentono de' corni di cacciatori; poi arriva il Re e vede 'n fondo al bosco quel bellissimo palazzo, addove gli erano alloggiati i tre bambini. Dice: - Oh! che palazzo è ma' questo? Chi lo pol aver fabbricato, se nun c'era qualche settimana fa quand'i' viensi a caccia per questi loghi? Vo' sapere di chi è. Subbito corre al portone e picchia, e gli aprirne i bambini. Il Re rimanette isbalordito in nel veder quelle tre belle creature tutte co' capelli d'oro e le bambine per di più con la stella in sulla testa, e però borbottava in fra di sé: - E' paian quelle creature che m'aveva imprumesso la mi' sciaurata moglie! I bambini lo feciano nentrar dientro, e lo menorno a visitare il palazzo e tutte le ricchezze e le maraviglie che c'erano; e lui nun rifiniva mai di guardare e rimaneva a bocc'aperta insenza poter parlare; e poi anco nun sapeva farsi una ragione come que' tre bambini stessan a quel mo' soli, perché nun li era rinuscito di vedere punti servitori, né padroni grandi. Da ultimo il Re voleva licenziarsi, ma i bambini gli dissano che lo gradivano a desinare con loro, e lui, con la speranza di cognoscere il babbo e la mamma de' bambini, gli acconsentette a restare. Con la mazzetta impertanto il bambino maggiore fece comparire una tavola bell'e apparecchiata, che nun ci mancava propio nulla, e da Re; e all'ora di mangiare i bambini invitorno il Re nella sala e lo fecian mettere a siedere, sicché desinorno allegramente con dimolti discorsi, e i bambini raccontavano al Re, che loro nun lo sapevano chi era il su' babbo e la su' mamma, e il Re a que' racconti si confondeva a bono. Finito poi che fu il desinare, il Re s'arrizzò per andarsene a casa sua, e prima di partire disse: - Sentite, bambini: vo' m'avete accolto tanto bene e trattato anco meglio, ch'i' me n'arricorderò ugni sempre. Anzi, fra tre o quattro giorni i' ritorno a farvi visita, e voglio che vo' venghiate a desinare al mi' palazzo. Intendo di rendervi la pariglia. E poi i' vi vo' tanto bene, che tanto i' nun ve ne vorrei se vo' fossi mi' propi figlioli. Addio. La sera il Re vienuto al su' palazzo disse a su' madre quel che gli era intravvienuto, e che aveva invitato que' tre bambini a desinare, perché propio assomigliavano a quelli che la su' moglie gli aveva imprumessi. La Regina vecchia si sturbò a q