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ognuno. [237] - E io ce n'ho dodici dal Re, - dice Angiolino, - e ve gli libbero per tre paoli il capo. Dice il mercante: - E i' gli piglio. - Bisogna però che venghiate con meco, - dice Angiolino. Partono assieme, e arrivi alla sala dice Angiolino: - Questo è quello che ha compro gli staffili. - Oh! - scrama il Re sorridendo: - dunque te siei quello che ha comprato? - Sì, Maestà, - arrisponde il mercante. Dice il Re: - E quanto gli ha' fissati? - Tre paoli per capo, - dice il mercante. - Sta bene, - dice il Re; e poi ordina a' soldati che lo piglino il mercante e gli diano le dodici nerbate. A quella sorpresa urlò il mercante: - I' ho compro, Maestà, gli staffili e no le busse. Ma nun gli valse; lui aveva detto che 'gli avea compro e per forza gli furno consegne le dodici nerbate, e po' dovette anco pagarle tre paoli l'una. Doppo di questo fatto tutta l'udienza accordorno che fusse premiato di cinque lire al giorno Angiolino e la su' moglie, e accosì loro andassino a casa allegramente. Angiolino si partiede però lesto e corse a ritrovare la Carolina, e feciano gran baldoria e festa, e un bellissimo desinare con invito a' fratelli e alla madre d'Angiolino, e tutti si goderno una tranquilla pace.
La mi' novella nun è più lunga: Tagliatevi 'l naso e i' mi taglio l'ugna.