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salire la scala, disse: - Qui c'è una legge. Prima di vienir su bisogna dare uno stiaffo, oppuramente sputare 'n faccia a questa sciaurata confitta dientro al muro. Dice la ragazza: - A questa legge noi nun ci si sta. Che! Nun si fanno di simili birbonate. E insenza tanti discorsi se n'andette co' su' fratelli a albergo in una locanda. Il Re era disperato, perché e' nun volea mancare alla su' legge, e gli rincresceva che quelle tre belle persone nun stessano a desinare con lui, anco per rimerito del bene che loro gli avean fatto in nel bosco. Manda un'ambasciata, che lui si contenta che passino insenza ubbidire alla su' legge; ma la ragazza disse: - Quando si viene a desinare dal Re, a tavola ci ha da essere anco la padrona. Nun si pole star allegri con la padrona a quel gastigo. Il Re nun sapeva propio come rigirarla; ma poi lo vincé la brama che que' tre fussano alla su' mensa, comandò che la moglie si levasse di drento al muro e la si rivestisse da Regina. Poera donna! 'Gli era secca rifinita, allampanita, che nun si reggeva in sulle gambe, tanto aveva patito per tant'anni! Quando tutti furno a tavola che mangiavano allegramente (allo 'nfora delle zie, che tremavano come foglie dalla paura che si scopriss'ugni cosa), la ragazza tirò dalla su' tasca il Canto e il Sòno della Sara Sibilla, e quell'arnese principiò a ballare e sonare in sulla mensa, e cantava a tutto potere: - Quest'è la mamma e questi i su' figlioli, e le zie l'hanno tradita. Il Re a sentir quel canto viense in sospetto e le zie in quel mentre gli eran casche stramortite lì per le terre; sicché il Re le fece arrestare e mettere 'n prigione, e la su' moglie gli raccontò quel che loro gli avean fatto, e subbito cercano della Menga e sì seppe da lei tutto 'l tradimento. Il Re allora inviperito comandò che s'arrizzassi 'n piazza una catasta di stipa, e sopr'essa volse che ci bruciassin vive tutt'e tre quelle porche lezzone, e gastigate accosì fu finita la miseria.