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co' capelli lunghi ciondoloni per le spalle, che è la Sara Sibilla. Lei, guà! scende insenza sospetti, e però bisogna di repente acciuffargli i capelli con le mane e badare di chienerla forte che nun iscappi. Allora lei principierà a urlare: "Ohi! ohi! Che cercate da me" - "Cerco il Canto e il Sòno della Sara Sibilla." - "Chi ve l'ha detto? Chi vi ci ha mando?" Arrispondete diviato: "Vo' nun ci avete a pensare. Datemi il Canto e il Sòno e po' vi lasso." Lei dirà: "Lo volete rosso? Lo volete celeste, verde?" Vo' avete a rispondere sempre di no insin tanto che lei non dice: "Lo volete color di rosa?" E quando la Sara Sibilla v'averà dato quell'arnese, lei sparirà con la su' scala e vo' dovete rimanere sul posto in mezzo del prato e aspettare la levata del sole, e poi toccando le statue col Canto e il Sòno della Sara Sibilla, le statua ridiventeranno omini vivi. Avete vo' 'nteso? La ragazza tutta contenta delle 'struzioni del vecchino lo ringraziò a modo, si fece dare i pani per i leoni, e po' via su per lo stradone, sicché 'gli arrivò all'entrata del prato ch'eran vicine le ventiquattro. Per nun andar tanto per le lunghe, insomma, lei ubbidì in tutto e per tutto alle parole del vecchino, e più brava di quegli che c'erano stati prima di lei, potette impadronirsi del Canto e Sòno della Sara Sibilla, e quando l'ebbe avuto in nelle mane codesto arnese (un arnese, ma com'era fatto nun si sa), si mettiede a toccar le statue, e in un mumento il prato fu pieno di persone vive. I fratelli l'abbracciavano la su' sorella; i cavaglieri, i re e i principi badavano a ringraziarla del su' coraggio; e chi gli profferiva una cosa e chi un'altra, o ricchezze, o tesori, o il Regno con la mana di sposo: lei però nun volse nulla. Dissano finalmente i su' fratelli: - E ora in dove si va? Dice la ragazza: - Nun s'ebbe noi l'invito d'andare a desinare dal Re? Dunque andiamo a mantienergli la 'mprumessa. Si mettiedano subbito in viaggio con tutto quel corteo dreto, perché tutti volsan fare l'onoranza a quella che gli aveva libberati da morte a vita. Genti mia! Nel vedere arrivare 'n citta quella schiera di cavaglieri con alla testa la ragazza, che gli splendeva la stella in sul capo, il popolo correva e gli accompagno per insino al portone del palazzo. Il Re poi scese giù a riscontrargli, e quando fu per [204]