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A questo mo' l'Eremita rallevò le creature, e quando le diventorno grandicelle, lui gl'imparò a leggere e a scrivere, e in su i tredici o quattordici anni i ragazzi gli andevano a caccia per il campamento, e la ragazza badava a casa e lavorava. Ma poi doppo del tempo l'Eremita s'accorgé di dover presto morire; gli pigliò un male che nun ci fo scampo. Le coia vecchie tanto nun reggano! Allora lui chiamò d'attorno il su' lettuccio i ragazzi e la sorella, e gli fece un bel discorso: che stessin d'accordo e si volessin bene, e che i fratelli aessano a difendere ugni sempre la su' sorella, e che forse, abbeneché poeri a quel mo', potevan col tempo diventar ricchi e arritrovare i su' genitori; e alla ragazza gli regalò una bacchetta fatata che a picchiarla per le terre compariva tutto quello che uno voleva. Doppo rendette l'anima a Dio l'Eremita. A mala pena che l'Eremita fu spirato, con pianti e lamenti que' tre gli dettano sepoltura, e poi pensorno al modo di sortire da quell'isola, e con la bacchetta fatata la ragazza comandò che tutti fussan portati in nel Regno vicino. E quando si trovorno in terra, loro camminavan insenza sapere che strada era quella, e a buio deccoteli tutti e tre in mezzo a un bosco, con una fame che propio nun ne potevan più. Dice il maggiore: - Qui bisogna fermarsi. Sorellina, via! con la tu' bacchetta fa' comparire qualcosa di bono - Volenchieri! - disse lei. - I' farò comparire un bel palazzo tutt'ammannito per darci albergo e con una cena imbandita in sulla tavola. E pigliata la bacchetta, in un lampaneggio subbito appare il palazzo, ma ricco con tanti lumi, e la cena in sulla tavola; sicché loro nun feciano altro che rientrar dientro e mettersi giù a sedere per mangiare. A farla corta, que' tre se ne stevan lì come 'n casa sua, e i ragazzi sortivan fora tutte le mattine a cacciare, e la ragazza tieneva il quartieri ravviato, oppuramente leggeva o cuciva, secondo come più gli garbava. Infrattanto il Re lo rodeva ugni sempre una gran passione. Poer'omo! Lui dalla guerra 'gli era torno vincitore, ma a vedere la su' moglie lì murata a piè della scala nun si poteva dar pace, e se nun fussi stato per la su' parola di Re, quasimente e' l'arebbe anco fatta levare le mille volte da quella pena. Ma per isvagarsi lui nusciva, si pole dire, ugni giorno la mattina [