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uel [185] Mago, che mangiava gli omini vivi per su' gusto, nun rise a questo discorso di Menichino! Sgretolò du' fila di denti, ché la gramola fa meno chiasso in nel trinciar la canapa o il lino. Dice lui doppo: - Ma qui chi ti ci ha mando e a che fare? Allora Menichino pure al Mago gli spiattellò insenza lassare nemmanco un punto tutta la su' solita storia. - Bravo il mi' ragazzo! - scrama il Mago, e 'n quel mentre s'arrizza in sul gomito per veder meglio Menichino: - Te ha' uto del coraggio e mi garbi: te sie' stato sincero e ti lodo. E bada, sie' te 'l primo a rompere questo 'ncantesimo, epperò te meriti il premio. Dunque ti concedo la grazia del mi' Segreto e ti lasserò sortire dal mi' palazzo sano e salvo, perché te l'addoperi a tu' piacimento e divienghi omo ricco e affortunato. S'intende, a patto che nun ti manchi mai 'l giudizio, e 'nnanzi tutto che te nun dibandoni il mi' Segreto, sicché o vadia sparso o te lo rubbino. In questo caso, colpa tua, se l'acquistato nun ti fa bon pro' e in un momento ti sparisce di fra le mane. To', deccoti qui questa verga fatata dalla mi' potenzia. Ugni volta che la sbatterai per le terre, chiedi, e quel che brami l'averai. Ora t'ha' capito, tientelo a mente e vattene addove meglio ti torna. Menichino allungò pronto la mano e prendette la verga, e poi con una rifitta di riverenzie e ringraziamenti se ne partì dalla presenzia del Mago, sortì dal palazzo e, scesa la Montagna del Fiore, camminava per la strada insenza sapere per che verso. Doppo camminato accosì per un po' di tempo a caso, Menichino principiò a pensare: - Oh! che nun sarebbe meglio s'i' ritornassi a casa mia in ficura di signore, vedere se tutti èn vivi e se me e' m'hanno smenticato? 'Gnamo, questa sarà la prima prova della verga che il Mago m'ha regalo. Detto fatto, picchia la verga 'n terra, e subbito sente Menichino una voce: - Comandi! Arrisponde lui: - Comando la carrozza con tiro a quattro, servitori, e staffieri e vestuari da gran signore. E di repente apparisce tutto quello che lui bramava; sicché monta 'n carrozza, i servitori gli dan di braccio, lo rivestano alla moda, e po' via! a galoppo serrato per insino alla città di Milano insenza fermarsi. Guà! i cavalli gli eran fatati e la strada la fecian'a volo. Arrivo che fu a Milano, i sua nel solito palazzo non ci stevan più; su' padre 'nvece di [186] guadagnare nell'