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della Fata per trovar la su' sorte, sicché delibberò d'ammazzarlo col veleno e rubbargli 'l cane. Dice: - Bada! Il mi' omo 'gli è fora e lui nun so se è contento ch'i' alberghi de' forastieri, e però sarà meglio che te vadia nel bosco a dormire dientro la capanna. Ma prima aspetta ch'i' ti faccia un bel cofaccino a mi' modo, e con quello la fame tu te la cavi per un bel pezzo. E difatto la donna si mettiede a opera con la pasta e accomidò un cofaccino grande con della robba, che lei disse si chiamava pizzio, bona per dargli un sapore delicato, ma che 'n verità nun era altro che veleno; e quando il cofaccino fu cotto, lei lo porge a Menichino, perché l'andess'a mangiarselo nella capanna. Menichino dunque ringraziò la donna e s'arrivolse 'n verso il bosco, addove a mala pena che fu arrivo sbreccò il cofaccino e ne buttò un cantuccio al cane. Ma il cane, subbito che l'ebbe 'ngollo, giù, ruzzola a gambe all'eria per le terre, e lì a tessere co' piedi, e da ultimo si distese quant'era lungo e moritte. In nel vedere questo brutto successo Menichino stiede lì mezzo sbalordito; poi tutt'a un tratto però si riscotette e scramò: - Eppure questo 'gli ène il principio dello 'ndovinello! 'Gli avea ragione la mi' vecchia. Deccolo:
Pizzio ammazzò Bello, E Bello salvò me.
E' mi rimane da ritrovare il seguito. Quando Menichino si fu riposato la notte nella capanna, si mosse a bruzzolo, e doppo camminato delle miglia, lunghe come quelle che fa 'l lupo a digiuno, arriva a un fiume, addove si vedeva una gran cascata d'acqua che picchiava sur un masso 'n fondo, e dal tanto picchiare il masso era forato parte parte nel mezzo. Scrama Menichino: - Deccolo un altro pezzo d'indovinello.
Molle passò Duro.
Ora, 'gnamo 'nnanzi, ché il fine vierrà da sé, come disse la mi' vecchia. E traversato di repente il fiume in su delle passaiole, 'gli entrò in una macchia, e quando fu a uno spulito vedde un ciuco morto che sopra gli stavano tre corvacci a divorargli le budella, sicché quasimente da sé gli viense scramato:
E Morto porta tre!