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NOVELLA XVIII
- La Prezzemolina
(Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)
C'era una volta una donnetta, contadina con un po' di terra e a male brighe ci ricavava il campamento; e lei tieneva a fargli le su' faccende un garzone. Si sa; le donne, quand'ènno sole accanto all'omo, finiscano tutte a un modo: quella donnetta e' garbò al garzone e lui a lei, sicché dunque nun potiedano stare tanto tempo a patire e conclusano lo sposalizio, e subbito la donna fu pregna. Ma nun si sentì ma' bene, perchene lei nun trovava nulla di bono da mangiare, e nun c'era versi che gli entrass'in bocca se no altro che prezzemolo. Ma sì! il prezzemolo dell'orto, ce ne fussi stato! 'gli era finito da un pezzo. E 'mperò la donna rimase insenza metter qualcosa nello stomaco da tre giorni 'n fila. Eran disperati lì per casa. Deccoti, comparisce un merciaio, di quelli che vanno con la pianera a zonzo per le campagne a vender ninnoli, spille, cotone alle massaie. Lui, a vedere que' dua mezzo allocchiti, dice: - Oh! ch'ate voi? Oh! che v'ène apparita la Versiera? Dice l'omo: - Eh! no. La mi' donna, poeraccia, 'gli ène pregna e nun pole mangiare che prezzemolo. Ma s'ène rifinito tutto quello dell'orto e 'n questi loghi nun se ne trova più; sicché lei da tre giorni 'gli è resta a denti asciutti. Dice 'l mercante: - Ve lo 'nsegno io addove del prezzemolo ci se ne trova a dovizia. A un cinque o se' miglia da qui un signore 'gli ha un orto tutto serrato con ugni ben di Dio dientro, e con tre prode di prezzemolo fitto e rigoglioso, che propio ène una meraviglia. Corrite là a bruzzolo, che del mangiare vo' n'arete a corbelli. [