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NOVELLA I.

* Zelinda e il Mostro.


C’era una volta un pover’omo, che aveva tre figliole; e siccome tra di queste la più piccina era anco la più bella e garbata e di naturale dolce, così quell’altre due sorelle l’astiavano a morte, abbenechè il su’ babbo, tutt’all’incontrario, gli volesse dimolto bene. ’Gli accadde che in un paese vicino, per l’appunto nel mese di gennaio, e’ ci fussi una gran fiera, e quel pover’omo bisognò che ci andasse per far le provviste necessarie al campamento della su’ famiglia, e domandò, prima di mettersi in istrada, alle su’ tre figliole, se loro bramassono qualche regaluccio, proporzionato, s’intende, alle su’ facoltà. La Rosina volse un vestito, la Marietta gli chiese uno scialle, ma la Zelinda si accontentò che gli portassi una bella rosa. Quel pover’uomo, il giorno doppo, quando fu a male brighe bruzzolo, si vestiede e nuscì di casa per il su’ viaggio e, arrivato in sulla fiera, subbito fece le compere delle provviste, e poi gli fu facile trovare il vestito per la Rosina e lo scialle per la Marietta; ma di que’ tempi, abbenechè s’accanasse a ricercarla dappertutto, una rosa per la su’ Zelinda nun potiede averla. In ugni mò, voglioloso di accontentarla la su’ cara Zelinda, si rimesse in viaggio lì pe’ dintorni alla ventura, e cammina cammina, eccoti che ’gli arriva dinanzi a un bel giardino, tutto serrato da de’ muraglioni; ma siccome il cancello ’gli era soccallato, lui lo pinse in là, e poi pian pianino nentrò dientro. Il giardino si vedeva carico gremito d’ugni sorta di fiori e di piante, e in un cantuccio e’ c’era un cespuglio alto di rose vaghe sboc-