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161] che gli addimandò: "Donna! che vita menate voi qui tutta solingola?" subbito lo ricognobbe, rimanette mutola e intirizzita come una statua di pietra, e doppo istralunate le pupille cascò giù di tonfo per le terre svienuta, che parse morta. A quello spettacolo Alessandro si buttò da cavallo per volerla soccorrere; ma l'orsa gli faceva la guardia alla Maria e nun permettiede che lui gli s'accostassi manco d'un passo. A un po' alla volta la Maria rinviolì, s'arrizzò in piedi e disse al Principe: - O omo d'alto valore, abbiate pacienza, se la vostra visita 'mprovvisa m'ha messo fora di me medesima. Ma voi, come ma' vi siete smarrito in queste macchie, addove nissuno abita, se non io con quest'orsa che mi serve? Arrispose il Principe: - I' mi sono smarrito per qua nel dar la caccia all'orsa. Ma voi piuttosto, figliola della fortuna, perché ve ne state solingola in questa foresta tramezzo alle crudeli e salvatiche bestie? - Ah! - scramò la Maria: - voi, bel cavaglieri, chiamate crudeli e salvatiche le bestie di questi boschi! E chi lo sa, che anco voi non siate più crudele e salvatico di loro! In nel sentirsi parlare accosì Alessandro rimanette sturbato, ma che quella donna fussi la su' moglie nun se lo 'mmaginò, tanto lei era rifinita di carni e strucia ne' vestimenti; sicché gli arrispose: - Per quale ragione, insenza cognoscermi, tienete voi un simile discorso con meco? Invece, sappiate, che s'i' son bono a aitarvi, i' v'aiterò di bon core. Ma prima ditemi almanco l'esser vostro, come vi chiamate, e perché abitate nel deserto lontana da tutte le genti del mondo. Disse allora la donna: - Il mi' vero nome è Maria, e nun son figlia della fortuna, bensì della sfortuna, perché la mi' barbara sorte, doppo tanti strapazzi per insino dalla mi' giovanezza, ha finito col mandarmi in questo logo, addove campo a fatica la vita col cibarmi d'erbe e di qualche animale che ugni tanto mi porta questa bestia d'orsa, la mi' sola compagna a consolarmi nella sventura. Eppure, ci fu anco un tempo che ero dimolto contenta e felice! Alessandro alle parole della Maria, insenza potere capirne il perché, nun isteva bene; gli pareva che il core gli si ristrignessi; e poi scramò: - Si vede che a tutt'a dua la sorte nun è stata propizia. Io pure, abbeneché figliolo di Re, i' ho avuto le mia; e v'abbasti, ch'i' pigliai per moglie una fanciulla bellissima trovata in una strada, che lei mi parturì [162]