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piglia anco la cosa che t'è più cara dientro al palazzo reale, ma fora! Ché qui nun ci si pole stare tutt'e dua assieme. Arrisponde Grisèlda: - Come vole Sua Maestà. Ma però i' gli chieggo una grazia sola, di aspettare a domani di andarmene. Di sera sarebbe propio vergogna per lei e per me, e nascerebbano dimolti chiacchiericci e mormorii 'ntra la gente. Dice il Re: - Concessa la grazia. No' si cenerà per l'ultima volta assieme, e poi domani te a casa tua. Nun mi rimuto. Vienuta la sera fu al solito 'mbandita la mensa reale, e Grisèlda 'gli aveva ordinato che ci fussano dimolte bottiglie in tavola, e lì mesci al Re, che finalmente, bevi bevi 'nsenza discrizione, cascò addormito in sulla poltrona, da parere un masso. Dice allora Grisèlda a' servitori: - Pigliate la poltrona con quel che c'è sopra e vienitemi dietro: ma che nimo nun sia ardito di parlare. I servitori presano la poltrona a braccia con il Re a quel mo' appioppato e s'avviorno con la padrona, che sortì dal palazzo e poi andiede fora della porta della città, e nun si fermò che a casa sua, quand'era notte fitta. Picchia, e su' padre domanda dal di dientro: - Chi è a quest'ora? - Apritemi, babbo, ch'i' son io, - arrispose Grisèlda. Il contadino s'affaccia alla finestra in nel sentire la voce della figliola: - Come, sie' te a quest'ora che qui? I' te l'avevo ditto che un bel giorno tu averesti dovuto arritornare a casa tua! I' feci pur bene a serbarti i panni di lendinella. Son sempre qui, veh! attacchi spenzoloni al cavicchio in cammera tua. Scrama Grisèlda a quel chiacchiericcio: - Gnamo, via! meno discorsi e apritemi. Il contadino scende dunque e apre, e vede tutta quella gente; nentrano in casa, e Grisèlda si fa portare in cammera il Re e lo fa mettere spogliato nel su' propio letto; poi licenzia i servitori, e anco lei va a letto accanto del Re. Quando fu la mezzanotte il Re si destò, e gli pareva di star male in sulle materasse, e si sentiva doliccicare dappertutto. Tasta e s'accorge che ha la moglie con seco. Dice allora il Re: - Grisèlda, oh! nun t'avevo ditto che avevi da ire a casa tua? - Sì, Maestà, - arrisponde lei: - ma nun è anco giorno. Dorma, dorma. Il Re si riaddormì. A bruzzolo il Re si desta daccapo, alza gli occhi e vede la luce [