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123] poi, contento o no, comando io, e ditegli che questo 'gli è il mi' piacimento e la mi' volontà. Grisèlda se n'arritornò diviato a casa, e al babbo gli disse quel che il Re voleva. Dice il contadino a quella nova: - Se il Re ti vole per isposa, nun c'è da opporre. Ma senti, bada a quel che tu fai, perché il Re poi nun sarà contento di te. A ugni bon fine tu m'ha' da lassare codesti tu' panni di lendinella, e i' te gli attaccherò qui a un cavicchio, e caso mai tu avessi a rivienirtene a casa, tu gli troverai al su' posto per rimettersegli al bisogno. E così difatto e' feciano, e Grisèlda si sposò al Re e diventò Regina e la su' moglie legittima. Ora si dove sapere che nella città reale costumava, che quando si facevano giudizi di sentenzie ne' tribunali, anco la moglie del Re sprimeva il su' parere; e gli accadette, che quando il Re sentenziava, Grisèlda gli era sempre contraria, e al Re quest'opporsi accosì gli era vienuto dimolto a noia. Sicché dunque il Re disse un bel giorno alla Regina: - S'ha da far finita; da oggi 'n là ti proibisco di dar sentenzia assiem con meco. I' nun vo' esser sempre contrariato da te. Che tu smetta di metter bocca negl'interessi dello Stato. Alla Regina gli conviense ubbidire, e il Re 'gli andeva solo in tribunale. In questo frattempo successe che ci fusse una fiera, come sarebbe quella di settembre a Prato, un fierone, e dappertutto le parti ci vienivano le genti per vendere e comperare robbe e bestiami. Ci volse andare anco un fattore di lontano, perché aveva una bellissima cavalla pregna e contava d'esitarla a bon guadagno. Dunque il fattore si mettiede in viaggio e arrivò fora della porta prima che cominciassi la fiera, e per nun nentrar subbito dientro con la bestia strafelata e stracca, si fermò a un contadino. Dice: - Ci averesti voi da rimettermi un po' la bestia, 'ntanto ch'i' vo a vedere la città 'nnanzi che la fiera principi? Arrispose quel bifolco: - Sì, lassatela pure. Ma in nella stalla del posto nun ce n'è più; è tutto pieno: vo' l'avete a legare accosì sotto il portico al mi' carro; ché si sciolga nun c'è pericolo. Il fattore dunque legò la su' cavalla al carro, gli buttò del fieno, e poi se n'andiede a gironi per la città. Doppo che il fattore 'gli ebbe girato un bel pezzo, quando [12