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gli aveva detto Grisèlda. Dice il Re: - Ma sapete che vo' dovete essere al possesso d'una figliola dimolto svelta! I' sono al disotto al su' paragone. Tant'è, i' la voglio vedere e cognoscere in ugni mo'? Vo' gli avete però a dire, comando di Re, che la si presenti al palazzo domani, né digiuna né satolla, né pettinata né scarruffata, né vestita né spogliata, né a piedi né a cavallo. Vo' avete capito. Andate e fatela subbito avvisata della mi' volontà. Torna il contadino a casa, e tutto sgomento dice alla su' figliola: - Oh! senti il Re che vole. E' ti vole a udienza domani, perché e' ti vol cognoscere e discorrer con teco per via delle tu' mattìe. Ma a palazzo tu ci devi andare, né digiuna né satolla, né pettinata né scarruffata, né vestita né spogliata, né a piedi né a cavallo; insennonoe, poera te! Come dunque vo' tu fare a rimediarla? Dice Grisèlda: - Quante paure vo' avete! Lassate fare a me, e nun pensate più oltre. La mattina doppo Grisèlda si leva e va 'n cucina: si coce un ovo a bere e lo 'ngolla; poi si ravvia per bene il capo da una parte, e da quell'altra lo lassa tutto scarruffato co' capelli ciondoloni giù per le spalle; poi 'n sulla camicia ci si mette una rete da pescare, che di 'n sul capo gli cascava a' piedi, e ci si ravvoltola tutta la persona; poi piglia una capra e in sul groppone gli ci appoggia un piede e quell'altro lo tieneva in terra, e accosì camminava zoppiconi. A questo mo' si presenta a udienza dal Re. Dice il Re, quando la vedde: - Oh! chi siete voi? Arrisponde lei: - Son la figliola di quel contadino, che vo' gli mandasti tre lucignolini di lino per fare una tela di cento braccia. - Bene! bene! - scrama il Re: - ma diedi anco l'ordine che alla mi' presenzia vo' ci avevi a vienire così e così. - Oh! che forse nun l'ho contentata, Sua Maestà? - disse Grisèlda. - Guardi un po'! A culizione i' ho mangio un ovo soltanto, e però nun sono né digiuna nò satolla; per il resto poi giudichi da sé, co' su' occhi. Scramò il Re: - Brava! Vo' siete una brava ragazza e avete del genio. Anzi, mi garbate tanto che vi voglio per mi' sposa. Che ve ne par egli? - Guà! se lei si degna, - arrispose Grisèlda, - nun dirò di no. Sia fatta la su' volontà. - Dunque, - dice il Re, - tornate a casa e domandate al babbo se lui è contento. E [