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ce al [121] Soprano: - Questa maraviglia i' l'ho destinata per regalo a Sua Maestà, quando lei si degni d'aggradirla. Arrisponde il Re: - Sicuro, l'aggradisco e l'accetto; ma però, abbeneché sia questo un bel mortaio, in ugni mo' c'è un mancamento. Scrama il contadino: - Che mancamento dunque c'è egli? E il Re: - C'è, che nun ci veggo il su' pestello? - Oh! senti, - grida il contadino. - 'Gli è propio quel che m'ha ditto anco la mi' figliola. Dice il Re: - Anco la vostra figliola? Dunque vo' avete una figliola dimolto virtudiosa e struita, se pur lei ha visto il medesimo difetto. Bene! I' vo' provare come 'gli è brava. Tienete questo 'nvolto; dientro c'è del lino. Che lei me ne faccia, ma presto, perch'i' n'ho gran bisogno in nel mumento, che mo ne faccia lei un panno di cento braccia. Il contadina pigliò lo 'nvolto, addove non c'eran altro che tre lucignolini di lino; e fatta la riverenza a Sua Maestà, se n'andiede a casa 'n fretta. Arrivo che fu a casa il contadino, dice a Grisèlda: - Eppure te l'avevi indovino! Il Re 'gli ha ditto, che il mortaio 'gli era bello, ma che ci mancava il su' pestello. Arrispose Grisèlda: - I' l'ho caro, che anco il Re sia vienuto nel mi' 'pensieri. Dice il contadino: - Ma c'è di più. Il Re vole provare se tu sie' savia davvero. Bada quel che t'ha mando. T'ha mando questo 'nvolto e col lino che c'è dientro, lui comanda che tu gli faccia subbito un panno di cento braccia; ma subbito, perché lui n'ha bisogno. E come fara' tu con questi tre lucignolini di lino a contentarlo? - Date qua ch'i' vegga, - dice Grisèlda. Lei dunque pigliò quello 'nvolto, e in nello scotere i lucignolini del lino gli cascorno per le terre tre lische; sicché lei s'acchina e le raccatta, poi le ravvolge daccapo dietro alla medesima carta e le porge a su' padre, dicendo: - Tornate 'nsenza 'ndugio dal Re e ditegli da parte mia, ch'i' son pronta a servirlo nel su' desiderio; ma che siccome mi manca il telaio, che me lo faccia lui con queste tre lische e me lo mandi subbito, se vole presto la tela. Scrama, il contadino: - Ma che sie' matta a farmi fare di simil imbasciate? Arrisponde in sul serio Grisèlda: - Voi andate, fate a mi' modo, e nun abbiate sospetto di nulla. Gnamo, sbrigatevi. Il contadino torna dunque dal Re e gli fa l'imbasciata che [122]