Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/120

Doppo [103] un par d'ore si ridesta il Re e rideccotelo per abbracciar la sposa; e quella gli fa la medesima ficura, sicché il Re nun sapeva propio che si pensare, e nun volendo far del chiasso riattaccò un sonno. Alla prim'alba poi, il Re, aperti gli occhi, guarda la sposa e ti vede d'avere accanto quel brutto mostro, con un viso dispettoso e sconvolto da far paura. S'alza d'un tratto infurito: - Qui c'è un tradimento! - grida, e chiama perché vengano i su' cammerieri: quelli nentrano nella stanza e anco loro restan di sasso a quello spettacolo. Dice il Re: - Presto, attaccate i cavalli e via subbito a casa. Difatto in un mumento è pronta la carrozza, il Re ci sale dientro, e, senza dire addio a nissuno, ritorna diviato alla su' città. Quando la Regina sentette tutti que' rumori, corse alla cammera del Re e ci trovò la su' figliola sola. Gli domandò: - Che 'gli è successo? Dice la brutta: - Guà, il Re se n'è ito via. Che volete? I' v'ho chiamo tanto, perché lui mi toccava, e vo' nun m'avete risposto. Scrama la madre inviperita: - Figliola sguaiata e grulla! Bel lavoro che tu ha' fatto, doppo tante industrie per trovarti marito! E ora, per la tu' 'gnoranza, ci sarà anco da aspettarsi che il Re ci mova la guerra. Ma lassamo lì queste du' donne a battibeccarsi 'ntra di loro e veniamo al Re. A mala pena il Re fu al su' palazzo, subbito scese a far visita a Bell'-e-fatta. - Come va? - A me, bene, - gli arrispose Bell'-e-fatta. - Oh! a lei? E la sposa indov'è? Nun mi ci presenta, perch'i' possa nescire da questo rinchiuso? Dice il Re: - Che vòi? Ci vole un po' di pacienza in nelle cose. È intravenuto che la mamma pietosa nun l'ha volsuta lassare partire in nel mumento la sposa, e tornerò a pigliarla tra un mese. Ma passa un mese, ne passa dua, e la sposa il Re nun andeva a ricercarla, e Bell'-e-fatta gliene domandava sempre al Re; e lui, ora con una scusa, ora con un'altra, gli arrispondeva: - Eh! c'è tempo. Vierrà, nun dubitare. Doppo tre o quattro mesi un giorno al Re gli parse che Bell'-e-fatta avessi perduto il su' colore, sicché gli disse: - Bell'-e-fatta, che ti senti male? Che forse nun ci sta' bene qui a terreno? Se ti garba, ti metto in un quartieri più arioso, [104] su