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91] l'aveva mai sentuto dire: ma per mostrargli gradimento della su' presenzia la pregò che lei accettassi, come per ricordo, uno spillo d'oro, che lei subbito si ficcò dientro alle trecce. Infrattanto sonava la mezzanotte e il figliolo del Re sentì 'l bisogno di rinfrescarsi: s'alza dunque da siedere d'in su 'l canapè e s'allontana per un po'; ma quando riviense 'ndietro, la dama era bell'e ita via, che nissuno se n'accorgette, e nun ci fu verso di sapere da che parte la fusse scomparita. La mattina doppo il figliolo del Re, che dalla pena e dall'amore nun era nemmanco andato a letto, va a trovare Zuccaccia. - O Zuccaccia mia! che bella dama ieri a sera viense alla mi' festa da ballo! E come vestita! Me ne sono 'nnamorato, sai? Dice Zuccaccia: - Oh! bene, ci ho propio gusto. E chi era questa bella dama? Che nome 'gli aveva? Di che paese? Scrama il figliolo del Re: - Ohi! Qui 'gli è appunto la mi' disperazione. Nun m'ha volsuto dir altro che 'l su' paese si chiama Batti-paletta in sulle ginocchia. Poi 'gli è sparita e nun si sa da che parte. - Oh! che caso! - dice Zuccaccia. Dice allora il figliolo del Re: - Ma stasera c'è la seconda festa. Se stasera ci torna, i' vo' sapere chi è questa bella dama. E te, Zuccaccia, la vo' tu vedere la mi' festa? - e siccome 'gli aveva in quel mentre tra le mane una sferza presa dalla stalla, in nel fargli la domanda a Zuccaccia, lui gliela batté in sulle spalle. Dice Zuccaccia: - Ma gli pare! Lei fa per isbeffarmi. Deccoti la sera, e la gente s'affollava negli appartamenti reali, e lì sòni e balli da ugni lato; il figliolo del Re poi gli occhi gli aveva sempre rivoltati alla porta, quando a un tratto apparisce la solita dama più splendida della sera 'nnanzi e con un vestito di seta color d'acqua del mare e dientro gli ci notavano tanti pesci d'oro. Tutta la conversazione gli fece largo, e il figliolo del Re gli andiede subbito incontro alla bella dama, la pigliò a braccetto e si mettiede a ballare con lei sola; e badava a dirgli che se n'era 'nnamorato, ma che voleva sapere il su' nome, l'essere suo e il paese d'addove lei vieniva. Quella dama però nun gli volse dir altro, che il su' paese si chiamava Batti-sferza-in-sulle-spalle. Dice il figliolo del Re: - Ma lei, signora, lo fa per farmi disperare; perché questo paese nun l'ho [92]