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85] ragazza; e messi gli sposi in sull'inginocchiatoio il prete gli benedisse, e Antonio diventò marito della ragazza. Finita poi che fu la cirimonia, disse il Re: - Ora 'gli è tempo di vedere i regali e decidere chi dev'essere l'erede del mi' regno. Piglia la scatolina della moglie di Giovanni, l'apre e nusce un bell'uccellino. Scrama il Re: - Bello! propio bello! che un uccellino a quel mo' sia possuto star vivo rinchiuso lì per tanto tempo. Doppo piglia la scatolina della moglie di Antonio, l'apre e ci trova del panno di lino; comincia a tirare su, e ne tira insino a cento braccia di tela. Scrama più forte il Re: - Ma questo è anco più maraviglioso e raro, che 'n questa scatolina accosì pigiata ci potessi star dientro una tela di lino di cento braccia! La decisione è già fatta: erede del trono non pol esser che Antonio. In nel sentire queste parole Giovanni s'era tutto sconturbato; ma la moglie d'Antonio disse allora: - Antonio del regno di su' padre nun n'ha bisogno punto, perché lui ce n'ha uno da sé; e però l'erede è Giovanni. Siccome Antonio è stato sempre del medesimo sentimento di sposarmi, abbeneché i' fussi sotto la figura d'una scimmia, lui ha rotto l'incantesimo che m'aveva legato assieme con tutt'i mi' sudditi. Dunque ora Antonio diventa Re del regno ch'i' gli porto, per su' merito, in dota. A male brighe dette queste parole lei si cavò di sotto al vestito una bacchetta e ne fece quattro pezzi, e gli diede a Antonio, perché gli buttass'a' quattro venti d'in sul tetto del palazzo. Antonio stiede agli ordini della su' sposa, e in un mumento tutte le scimmie che si trovavano 'n città e che eran reste a casa, ritornorno chi omini, chi donne, signori, signore, artigiani, contadini, cavalli e bestie d'ugni sorta; e doppo pochi giorni, finite le feste dello sposalizio, Antonio con la su' moglie se ne partirno e andiedano a pigliar possesso del su' regno: addove camporno allegri o contenti, e ebban de' figlioli, e insomma,
Se la godiedano e se ne stiedano, E a me nulla mi diedano.