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eccellenti comandanti avrebbe mandato ambasciatori al re. Sedata cosi la guerra, che il re mossa avea cout.ro Datarne, Autofradate si ritirò U6/x. Ma^iTre perchè avea concepito un odio implacabile contro Datarne, poiché vide non poterlo opprimere con la X.„«rr» neuBó dì torgli la vita con le insidie; dalle quali fffudicòeVnéPdov“e‘r£Ti’ dar fede-, nè trascurarlo: volle far mova se gli fosse stato riportato il vero o il falso. Perciò colà portossi, ove coloro avean detto, che sarebbero stati gli agguati sulla strada. Ma scelse uno somigliantissimo a sè di aspetto e di statura, e il fece vestir del guc> abito e gli fece prendere il posto ch’era egli solito di tenere. Egli intanto vestito alla militare si pose a marciare tra le guardie del corpo. Gl’insidiatori, come la squadra colà pervenne, e dall’abito e dal posto ingannati, s’avventano contro di colui che era in luogo di generale. Ma Datarne avea prevenuti quelli co’ quali egli marciava, c.ie si tenessero pronti a far quello ch’egli avrebbe fatto. Egli tosto che vide gl’ insidiatori avanzarsi con impeto, scoccò loro contro de’ dardi. Avendo fatto il medesimo tutti gli altri, priache gl’insidiatori quello giungessero ohe volevano investire, caddero trafitti. X. Quest uomo però cosi accorto fu alla fine colto per inganno di Mitridate, figliuolo di Ariobarzane, il quale avea promesso al re di ammazzarlo, se gli avesse conceduto di poter usare impunemente qualunque mezzo avesse voluto, e all'usanza di Persia glie ne avesse data in pegno la destra. Avuta questa dal re, fa gente, e in lontananza lega amicizia con Datarne: molesta una provincia del re, espugna castelli, fa grandi prede, parte delle quali divide tra’suoi soldati e parte manda a Datarne. Similmente lo fa padrone di molte castella. Col far lungamente simiglianti cose fa credere a Datarne d’essere impegnato col re in una guerra irreconciliabile, non cercando per tutto questo, affine di non dargli verun sospetto d’insidie, nè di venire con esso lui a parlamento, nè di vederlo. In tal foggia lontano manteneva l’amicizia. così che pareva che fossero insieme uniti non per beneflcii scambievoli, ma per l’odio comune che contro del re afflano concepito. XI. Quando gli parve d’aver ben fortificata questa credenza, fece sapere a Datarne esser giunto il tempo di metter in piedi maggiori armate, ed intraprender la guerra col re: sopra il qual affare, se così gli paresse, venisse a parlar seco in qual luo^o più gli fosse in grado. Accettato il partito, si sceglie il tempo dell’abboccamento