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X. DIONK. yj perciocché il primo ebbe per moglie Aristomache, sorella ai Dione, dalla quale ebbe due figli. Ipparino e Niseo, e due figliuole, Sofrosine ed Arete. La prima delle quali fece sposare al medesimo figliuolo Dionisio, a. cui lasciò il regno, e l’altra, cioè Arete, la diè a Dione. Dione poi, oltre la nobil parentela, e l’illuBtre fama de’ suoi antenati, ebbe dalla natura molti altri beni. Fra’quali un’indole dolce, un intelletto capace ed atto alle belle arti: grande avvenenza della persona, che non è la men pregevole delle doti : e in oltre copiose ricchezze lasciategli dal padre, che egli accrebbe co’ doni fattigli dal tiranno. Nè men per le sue maniere, che per le affinità era intimo amico di Dionisio il maggiore. Imperciocché quantunque egli non approvasse la crudeltà di Dionisio, pure per l’attinenza, e molto più a riguardo de’ suoi, pensava alla conservazione di lui, lo assisteva ne' grandi affari, ed il tiranno molto si lasciava guidare dal consiglio di Dione, salvo che nei casi che fosse interessata qualche sua passione più forte. Tutte poi le ambascerie più ragguardevoli erano appoggiate a Dione: le quali a vero dire egli diligentemente eseguendo, e fedelmente amministrando, il nome crudelissimo di tiranno ricopriva colle sue cortesi maniere. Costui mandato da Dionisio ai Cartaginesi, si acquistò presso di loro tale stima, che non ammirarono mai a quel segno uomo che parlasse greco. II. Nè ignorava Dionisio queste cose, chè ben vedeva quanto onore gli facesse Dione: perlochè a lui solo facilmente accondiscendeva, e non lo amava altrimenti che come figliuolo. Saputosi in Sicilia, che Platone era venuto a Taranto, e Dione ancor giovane desiderando ardentemente di sentirlo, Dionisio non gli seppe negare di mandarlo a chiamare. Avutane licenza, con gran pompa il condusse in Siracusa. E tanta maraviglia ne prese, e tanto gli si affezionò, che si diede interamente a lui, nè meno a Platone piacque Dione. In fatti benché gli fosse crudel violenza usata dal tiranno a segno che ordinato avea che fosse venduto, nulladimeno tratto dalle preghiere di Dione, colà ritornò. Frattanto preso male a Dionisio, gravemente essendone travagliato, Dione interrogò i medici come stesse, e nello stesso tempo, che qualora vi fosse maggior pericolo, gliel dicessero liberamente; imperciocché volea parlargli di dividere il regno, avvisando che, a’figliuoli di sua sorella,'dal re nati, ne dovesse toccar parte. I medici questa cosa non tacquero, ma riportarono tutto il discorso a Dionisio il figlio. Del che quegli commosso, per troncar a Dione ogni via di abboccarsi col padre, costrinse i medici a dargli un sonnifero. Preso il quale, l’ammalato caduto in letargo se ne mori. UT. Tale fu il principio dell’inimicizia tra Dione, e Dio38 VITE