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:: | Stella mattutina | 73 |
Pantheon par ch’ella crolli, con la faccia cerea, le mani ceree, la schiena curva, la bocca amara ma rassegnata di chi nella vita non ebbe in sorte che ingiustizie e sperò sempre invano.
Come mai le cose sono andate così male?... L’odore caratteristico della casa, che la piccola aristocratica non sa respirar senza nausea, è odor di disordine morale e di rovina.
I due angusti dormitorii degli allievi pensionanti, con le finestre aperte sull’orto dove non vivacchian che fagioli, pigre zucche, susini malati ed erbacce, sono ormai vuoti. I letti mostrano i sacconi sbadiglianti dalle vaste scuciture; e uno strato nerastro ed unticcio è rimasto nel fondo delle catinelle. La sala da pranzo è chiusa. Si mangiano, in cucina, certi intingoli di dubbio sapore, che ricordano il grassume con il quale la zia, rimasta miracolosamente d’un nero corvino a cinquantacinque anni compiuti, si spalma le lisce bande dei capelli.
Tristi discorsi, mentre s’inghiottono i cibi ambigui.
Era pur riuscito, lo zio, a mettere insieme