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:: | Stella mattutina | 69 |
specchio; e brontola fra sè e sè, perchè le si slabbrano proprio dove splende un filo d’oro. Ha petto esuberante, fianchi poderosi, camusa faccia energica, l’aspetto di una bella bestia sana.
Si mette a ridere a ridere, scuotendosi tutta per l’allegria, alle prime confuse parole della povera piccola: le presta subito, affettuosamente, cure materne: le dà qualche consiglio, la rimette in calma. O, almeno, lo crede.
E la rimanda con queste parole, frammiste a gorgoglìi di riso fra il bonario e lo sguaiato:
— Ma va là, scema che non sei altro!... Che ti serve, allora, aver letto tanti libracci?... Ne avrai di queste noie, per lo meno fino ai cinquant’anni, che Dio ti aiuti ad arrivarci!... Non vuoi essere una donna?... fare all’amore?... aver figliuoli?... Io te lo insegno, io, povera serva, che siam femmine solo per questo!...
Non le risponde. Sguscia nella propria camera, si butta sul letto: stronca.
Ha schifo di sè. Pensa che quella novità fisica la mette al livello della Tereson. Anche lei, ma sì!... ma sì!... uguale alla Tereson. Tanto