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:: | Stella mattutina | 53 |
che all’andata il mattino, con membra riposate e forze fresche.
Grandi lettere nere sulla facciata: due nomi significanti denaro, comando, potenza: i soli dell’industria laniera, nella piccola città.
Un gruppo di fabbricati bassi, bianchi, con tetti di vetro opaco, all’americana: ciminiera altissima, che taglia il cielo in due, e «fa le nuvole con il fumo» pensa Dinin.
Nuvole nuvole di fumo, a spirali, a cumuli, d’un grigio nerastro, sporco, pesante, sulla fabbrica che reca a sommo della facciata così potenti nomi. Dalle finestre, il ritmico e rauco «tin-tan-tan, tin-tan-tan» del macchinario in moto. Dentro, l’inflessibile regolarità degli organismi di lavoro saldamente costruiti e saldamente diretti: tutto un mirabile congegno operante, dal primo dei direttori all’ultimo degli attaccafili, dalla motrice in gabbia come una belva al più umile degli ingranaggi. La disciplina vi è ferrea; le mancanze, per gradi, vi son punite con multe e licenziamenti. Gli operai, più di cinquecento, male sopportano — e pur