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:: | Stella mattutina | 51 |
di piantare i solidi canini bianchi nel frutto che, così fresco, ha il color del fuoco.
— Sai, questo non è nulla. Avessi visto!... Quand’ero a Robecco sull’Oglio, in casa Barni...
Son belli, vividi e pieni di tepori primaverili, i ricordi della madre. Pianure vaste come mari, stanze vaste come piazze, frutteti vasti come parchi. Lei, a venti anni: una creaturetta indiavolata, bruttina ma luminosa, che non si ruppe mai le caviglie arrampicandosi scimmiescamente sugli alberi, nè mai s’intossicò mangiando mele acerbe e lazzeruoli verdi. E cento avventure, e cento meraviglie.
— Quand’ero a Robecco sull’Oglio...
Adesso è una povera operaia grigia di capelli, e porta lo scialle nero. Ma anche quando avviene che la figliuola càpiti all’opificio, ed entri nel salone dei telai dove lavora, e se la veda comparir dinanzi, scarmigliata, polverosa, col grembiule sudicio, tra il fragor della trasmissione, i geometrici movimenti delle macchine e la roteante violenza dei cinghioni, piccola e