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40 | Stella mattutina | :: |
messamente scusa di aver qualche volta mancato al suo dovere; e la grossa gentildonna, con poche, rapide parole buone, le ha messo alcune lire fra le mani. È già passata, con la schiena fin quasi a terra, dinanzi al ritratto di Giuditta Grisi, e alla sua cassetta da viaggio. — T’ee finii, Peppina — poi un bacio alla figlia, uno alla nipote: — Ciao, Vittoria, ciao, Dinin. — E la carrozza la porta via.
Qualche mese dopo, Dinin viene chiamata in fretta in fretta a salutar la nonna morta, nella sua nuova casa in via delle Orfane.
La ritrova quieta e composta come sempre, con il viso impassibile incorniciato nelle trine della più bella cuffietta: solo, non ha più rughe, tien gli occhi chiusi, e non fa la calza; ma incrocia le mani sul petto e con esse prega, perchè la bocca è immobile. Forse è spirata per la sofferenza di non poter più lavorare.
Così la morte si presenta, per la prima volta, alla fanciulla; con sembianze familiari, in casta serenità.
Ma accanto al letto della nonna se ne sta,