Pagina:Negri - Stella mattutina, Mondadori, 1921.djvu/33

:: Stella mattutina 27

Silenzio: vero, di carne e d’ossa, da toccar con mano: quel tal silenzio del quale si sente il respiro, come d’un uomo che dorma.

Fra l’invetriata a smeriglio verso la strada e le vaste intelaiature a cristalli verso il porticato, la portineria giace in un chiarore pallidissimo d’alba. In quella spettrale bianchezza, la nonna immobile sulla poltrona, pare una figura di pietra.

Neve sopra neve cade in giardino, incappuccia alberi e cespugli, copre le panche di soffici cuscini quasi azzurri a fissarli, ricama cornicioni e balaustri, vuol dire alla fanciulletta tante cose, che questa cerca di comprendere e ancora non può. È una specie di lungo discorso in una lingua ignota, pieno di pause misteriose, dolcissimo.

Come le scotta fra le mani, la neve così fredda!... Tutto è divenuto più piccolo e più basso: le muraglie appaion nerastre, torbide di macchie e di lividori: l’aria ha un odore strano: il respiro si fa corto sotto la vertigine delle falde bianche, che si rovescian sul bianco.