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:: | Stella mattutina | 19 |
vedova e nella più dura miseria, dovette collocarsi come operaia in uno stabilimento di filatura e tessitura di lane.
Guadagna una lira e settantacinque centesimi al giorno: lavora tredici ore filate: spesso è costretta alla «mezza giornata» della domenica.
Ma è gaia e ride, è creatura piccola e vocale come gli uccelli, e cinguetta e canta. Vive in lei il fremito pennuto dei passeri, un’elasticità sempre nuova, una così fresca simpatia per le cose e le creature, che sgorga con la fluidità di certe polle fra l’erba, e ne ha la mutevole trasparenza. Non porta con sè la polverosa e grave atmosfera d’un lanificio; ma, piuttosto, l’acre sentore d’una ventata di marzo, rude alla pelle, piena d’azzurro e di elementi di vita.
Come la nonna e la bambina, si nutre di pane, latte e polenta; ed è forse la sua casta sobrietà, che la rende così leggera sulla terra.
Quando, finiti i chiacchiericci delle serve in portineria, la bambina va a letto, verso le nove e mezzo, l’uscio fra le due stanze rimane aperto. Ella, quatta sotto le coltri e fingendo di dor-