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16 | Stella mattutina | :: |
È una sua personale ricchezza, della quale è gelosa.
Pensa: Anch’io andrò sul teatro.
Accanto alla portineria v’è una cameruccia bassa, buia, con un letto matrimoniale in cui vanno a dormire in tre, nonna, mamma e bambina. Due cassettoni, un tavolino, qualche sedia; e una tenda a righe grige e blù, dietro la quale, contro una parete, in mancanza dell’armadio, vengono appesi gli abiti.
Quella tenda è il sipario.
La bambina lo solleva quando vuole. Le flosce vesti pendenti (vesti di pulita povertà) si riempiono, quando vuole, di ossa e di carne: spuntan da esse mani e teste: voci ne escono: un moto illusorio le anima. Giuditta Grisi canta. Il pubblico immaginario applaude.
Un vero pubblico assiste talvolta alle rappresentazioni: le figliole dei padroni di casa.
Maura, Clelia, Pia: tre bei nomi, tre belle fanciulle. Ascoltano in silenzio, con sgranate pupille, le favole sceneggiate: ridon sommesse: una ve n’è fra loro, la piú bella, la meno buona,