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:: | Stella mattutina | 175 |
invano di sentir dentro di sè, per lei, la voce del sangue.
S’avviano, a piedi, per scorciatoie fra i campi, verso la casa colonica. L’eccessivo calore ha velato il sole: il sereno è scomparso nell’indeterminatezza d’accecanti vapori: tutto è grigio di polvere, sofferente di sete, immobile in stupefazione.
Gran quantità di domande va rivolgendo zia Nunzia alla nipote, che le risponde con dolcezza, ma pensando ad altro. Anzi: non pensa a nulla. Respira, con dilatati polmoni, ne’ suoi elementi naturali: la campagna, e l’estate. Tutti i suoi sensi rispondono, docili, soddisfatti, a quella pianura che non rivela altri confini se non il cielo; e riposano, senza desiderii, in quella fissa uniformità lineare. Nei campi si lavora; ma le figure dei contadini forman parte della smisurata solitudine. Lavorano, o pregano?... Ella sente che potrebbe pregare qui, fra le distese del granoturco e gli aromi dell’agostano, come sotto le arcate della chiesa di San Francesco.
Le sono ignoti, sinora, i mari, le colline, le