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:: | Stella mattutina | 163 |
La direttrice Colomba ha una singolarità, di cui parla volentieri, menandone un certo vanto: dopo ogni pasto (e Dio sa se i suoi pasti son copiosi) sente il bisogno di divorare un’intera crocetta di pane, senza companatico. Le serve da caffè. La volta che non lo facesse, le parrebbe di non aver mangiato.
La sorella Celeste si occupa delle guardarobe, dell’andamento domestico e soprattutto della cucina. Dondola su cicciosi fianchi, ed il suo bel faccione, con due finestre d’innocenza del color del suo nome, somiglia alla luna d’agosto quando sorge, placidamente vermiglia, fra calmi vapori. Ha movimenti pacati e rotondi, di persona compiaciuta dell’esistenza, e di sè. Non s’interessa delle educande se non sotto la specie della vita fisica: non legge: unico libro per lei degno di consultazioni, il «Re dei Cuochi»; ma nei conti non l’imbroglia nessuno. In due piatti è inarrivabile: le rane in guazzetto e il fricandò con patatine novelle. È felice di sentirselo dire. Di nascosto, beve cognac.
La sorella Lucia è la più giovine. Forse sì,