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158 | Stella mattutina | :: |
Mite, in fondo, come un bambino: con nell’anima un dolorante bisogno di abbandonarsi, d’essere accarezzato, vigilato da mani e da occhi di donna devota; ma non lo vorrà confessar mai.
Gli sarà finalmente trovato un buon posto, nell’ufficio di vendita d’una grande casa libraria.
Felice, questa volta: fra l’odor della carta di fresco stampata, fra cataste di giornali, dispense, opuscoli, libri. Legger tutto: vivere fra i documenti della fantasia e del pensiero umano: viaggiare viaggiare instancabilmente, rimanendo fermo in un ufficio: forse questo è l’ultimo rifugio, forse di qui non evaderà più.
Ma egli è logoro: un tessuto che mostra la corda. Gli basta ormai un bicchierino d’acquavite per aver le lancinature di stomaco.
Cade infermo, di pleurite, dopo aver danzato un’intera notte di carnevale in un ritrovo qualunque, affrontando come tanti anni prima (ma allora c’era Daria con la sua faccia bianca, con i suoi fianchi flessuosi) le follie del valzer doppio.
La pleurite degenera in tisi galoppante; ed egli