Pagina:Negri - Stella mattutina, Mondadori, 1921.djvu/163

:: Stella mattutina 157

burrascosa convivenza: folle di lui, ben presto stanca di lui. Non abbastanza dotato di qualità geniali per divenire un artista: non abbastanza opaco di mente per rimaner fra le rotaie del meschino impiego a novanta lire al mese: non abbastanza cane randagio, per abbandonarsi intero alla vita notturna dei bassifondi.

A disagio, dovunque. Inappagato, sempre. Senza un nemico, perchè troppo innocuo nella sua disarmata vacuità: senza un amico, perchè i deboli non hanno amici.

Inetto a vivere; ma pauroso della morte.

La sorella non lo potrà rivedere che ogni tanto, a distanza di mesi e di anni. Appesantito dal tempo: d’una pesantezza floscia, rivelante le molle fruste. Sempre di sghembo a sedere, sempre di scatto a ridere fra il boccaccesco e il funebre, con la stortura del sogghigno fissa sulle labbra pronte allo scherzo greve o a masticar l’eterna citazione latina fra i denti anneriti dal troppo fumare. Un naufrago. Il suo bacio saprà d’amaro, e di fiato corrotto: egli non parlerà mai di Daria; ma penserà a lei senza tregua.