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:: | Stella mattutina | 147 |
di lei; ma si tien più diritta sulla minuscola persona, e gli occhi le splendon più schietti, più sereno il sorriso: non un nervo ha ceduto: non una ruga è stata accettata dalla fronte di marmo. La mano destra porta le stimmate della profonda ferita, come porterebbe all’anulare un anello.
Un pensiero, ad un tratto, nel cuore della figliuola: rapido, accecante: lampo di calore in notte serena:
— E se io la perdessi?...
No. La terrà stretta. Non la perderà.
Il Giardino del Tempo la guarda come se le sue fronde fossero occhi, nel sole di quell’estate senza un soffio e senza una nuvola: anche di notte la guarda, intridendo nei vapori azzurrognoli della luna le sue masse d’ombra. Le chiede:
— Te ne andrai?... Proprio te ne andrai?...
I loro colloqui son sempre più lunghi, da anima ad anima. Lo ha chiamato ella stessa «il