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136 | Stella mattutina | :: |
di più, non uno di meno delle giornate dovute: venti, di malattia contratta sul lavoro: lire trentacinque, giuste.
Non un piccolo regalo, così, a titolo d’aiuto, per le spese del dottore, dei medicamenti, dei brodi sostanziosi che si son dovuti dare all’inferma. L’altra volta, per quella bronco-polmonite, non avevano avuto nulla; nemmeno il pagamento delle giornate; ma, pazienza!... la mamma era stata all’ospedale. Ora... Come si farà con trentacinque lire? Bisogna pur vivere, bisogna pur mangiare. Pensare che s’era tanto illusa, povera donna!...
La möntada, che è lì a pochi passi, le par lontana lontana; tanto si sente le gambe stanche, le ossa molli.
Ma il suo cervello somiglia ad un foglio murale stampato a grandi caratteri rossi.
Sedici anni d’officina. La vita di un’operaia — di quell’operaia — a chi deve importare?... Guadagna abbastanza per non morir di fame, lei e la sua bimba: è contenta: ne ringrazia Iddio. Ma non capisce che la derubano?... Non c’è nessuno che la difenda?...