Pagina:Negri - Stella mattutina, Mondadori, 1921.djvu/140

134 Stella mattutina ::

poesie di Arnaldo Fusinato. Portavo il volume con me, in laboratorio: nell’ora di riposo tutte le cucitrici mi stavano ad ascoltare. Anche tu, ne son sicura. «Giaello, Le due madri, Suor Estella...» Le cucitrici piangevano. Specialmente per Suor Estella!...

Pallida un giorno più dell’usato
del conte Ubaldo s’asside allato...

La mano, intanto, non cicatrizza ancora. Son venti giorni che la mamma è a casa. S’è fatto qualche debito; non si può lasciarlo invecchiare.

— Vuoi andar tu, figlia, alla fabbrica, a chiedere il pagamento delle giornate?... Me le debbono: mi son ferita sul lavoro. Chi sa non ti diano qualche liretta di più: ci farebbe comodo, eh?...

— Sì, mamma: vado.

È grande lo sforzo che compie su se stessa; grande come il suo orgoglio. Scendendo la möntada, un pensiero le picchia nel cervello. Lei potrebbe ormai benissimo essere un’operaia della fabbrica: come la mamma: come le sorelle Vestri. Sarebbe bastato che la mamma le dicesse: