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132 | Stella mattutina | :: |
con intensità sempre più acuta dalla mano alla spalla.
La figliuola veglia con lei: l’aiuta, verso il mattino, a rinnovar la fasciatura spostata.
Oh, quella mano così piccola, quella ferita così grande!...
Un buco sinistro, con orli tumefatti, irregolare, che quasi trapassa dal palmo al dorso.
E se dovessero tagliar la mano?...
L’infezione si propaga al braccio, che gonfia e duole: giorni e notti passano, di sofferenze, di timori non detti ma pesanti, di piombo, per il cuore che li nasconde. Si forma, su all’ascella, un ascesso di natura maligna.
E se dovessero tagliare il braccio?...
Terrori infondati, per fortuna: i soliti terrori del troppo affetto. Di tal sanità è la magra sostanza di lei, che, qualche settimana dopo, ogni pericolo è scongiurato; ma il braccio è tuttora al collo, e non tornan tanto presto le forze.
Con l’altro braccio ella s’aiuta per le faccenduole di casa; e dice: «Anche questa volta una pezza ce l’abbiamo messa. Sta quieta, fi-