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Una sera la mamma torna dall’opificio accompagnata da Selma, la custode, e dalle due fide sorelle Vestri. Trascina il passo, e ha un braccio al collo.

Un rampone rugginoso le ha ferito — gravemente — il palmo della mano destra.

Sùbito è stata condotta in una farmacia per la disinfezione, e, là, medicata e fasciata con cura; ma ora si sente male, batte i denti per una febbriciattola nervosa, e deve mettersi a letto.

Ma non dorme.

La febbriciattola le chiama a fior di pelle un sudor freddo, e sulle labbra una ridda di frasi monche, senza nesso: lo spasimo della ferita le picchia sul rapido ritmo del polso, salendo