Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
110 | Stella mattutina | :: |
stanza massiccia; mostrando di non accorgersi che le mani della vecchia tremavano.
Scese nelle sale.
Ballò.
Ballò con tutti, passando ininterrottamente da un cavaliere all’altro, da una danza all’altra; stupenda bambola meccanica che una mano invisibile caricava alla fine di ogni giro. Tutti la videro sorridere, d’un fulgido sorriso fisso, che pareva dipinto: pochissimi l’udiron parlare. A tratti portava le mani alla cintura, forse per rimettere a posto il mazzo di gelsomini, scomposto dall’ansimo del danzare. Sempre più pallida, sempre più pallida: bianca fin nelle labbra.
— Donna Augusta, vuole un’aranciata?...
— No, balliamo.
— Donna Augusta, è stanca?... Un po’ di riposo, nel salottino rosso, di là?...
— No, balliamo.
Sempre più pallida; ma con due sinistre zaffate di carminio sotto le occhiaie: finchè, verso le tre del mattino, stramazzò, volteggiando in