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108 | Stella mattutina | :: |
— Ma nemmen per sogno!... Tu sei matta, Marianì.
Non era matta, no, la fedele Marianì: ruminava tra sè, sospirando:
— Lo fossi davvero!... Ma se la contessina avesse un poco più di confidenza in questa povera scema che l’ha vista nascere, tante cose si potrebbero forse rimediare a tempo.
Ma quando la maggior figlia del conte Giorgione diede in Cremona, il sabato grasso, un grandioso ballo, per assistere al quale donna Augusta giunse appositamente dalla campagna con Marianì, — la vecchia seguace tentò invano, due ore prima che s’aprissero le danze, di allacciare in vita alla fanciulla i ganci della veste.
Un sogno era la veste: leggerissima, di velo rosa, a innumerevoli volanti, sparsi di capelvenere.
— Contessina, non si può. Qualche mese fa le andava a perfezione, se ne ricorda?... al ricevimento in casa Savelli a Pontevico. Ora non si può, non si può.