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s’erano ingrossati i tendini del collo; e donna Augusta era fidanzata al barone di Löwenthal.

Ma nessuno dei due poteva ricordarsene, se gli accadeva di fissar gli occhi sull’altro.

Una notte furono uditi nella villa Savelli urli e pianti di donna subito soffocati, e sbatter di porte e strisciar di passi ne’ corridoi. Poscia, silenzio pesante: sospensione di vita, sino all’alba.

All’alba, una carrozza chiusa, carica anche delle valige di donna Augusta, riconduceva la contessina, accompagnata dalla sua cameriera, ai genitori.

Minute spiegazioni sul ritorno precipitato non chiesero costoro alla figliuola; si accontentarono di qualche pretesto inventato lì per lì, e che sapeva di pretesto un miglio lontano. Non ebbero, probabilmente, il coraggio di toccare il fondo, di pretendere la verità, dinanzi a quella impassibile faccia di marmo. Il rimorso, nella sua forma più oscura, più rudimentale, addentò forse loro, per un momento, la coscienza: trovaron più facile annullarlo con il silenzio.